Ecco le stazioni del Parco del Piacenziano più spettacolari che potrai visitare in Alta Val d'Arda: i tesori qui custoditi sono i fossili dell'era Terziaria e Quaternaria, che affiorano dal terreno e conferiscono a quest'area una straordinaria importanza dal punto di vista paleontologico.
L'Area del Piacenziano, nel Parco regionale Stirone e Piacenziano, tutela 9 stazioni. Sono zone fisicamente separate tra loro e distribuite in 5 differenti vallate dove pareti rocciose e calanchi irrompono nel morbido paesaggio delle colline piacentine.
A
MONTE LA CIOCCA (stazione 9)
Qui si possono ammirare dal sentiero i calanchi più maestosi della zona. Si parte dalla località Pallastrelli - dove si può lasciare l’auto - per arrivare al crinale collinare del Monte La Ciocca. Occorrono circa 3 ore al netto delle soste, un po’ impegnative a causa di una salita - e conseguente discesa - un po’ ripida.
Un’alternativa più breve si ha partendo dalla località Franchini di Vernasca: la strada asfaltata che dal fondovalle dell’Ongina porta in auto fino in quota, passando davanti all’ingresso della stazione 9. Arrivati in cima (circa 1,3 km) si imbocca sulla destra l’Anello dei Briganti: proprio da questo punto, come racconta una bacheca informativa, comincia il “sentiero delle ginestre”, che in 2 km arriva fino alla località Costa.
Particolarmente piacevole è affrontare il percorso a fine maggio e inizio giugno: la fioritura delle ginestre e delle orchidee selvatiche lascia letteralmente a bocca aperta.
B
RIO STRAMONTE (stazione 5)
Dalla Torricella – castello rurale recentemente ristrutturato e sede dell’Enoteca locale dei vini della Val Chiavenna e del Gruppo Paleontologico “La Xenophora”, che qui ha una piccola esposizione di fossili – un cartello informativo racconta la passeggiata che si affronta camminando tra i vigneti: l’A23 Anello di Rio Stramonte è un percorso segnato di circa 6 km (2 h) che conduce proprio alla stazione 5. Già sul sentiero si possono scorgere tantissimi frammenti di conchiglie. Il percorso è spettacolare, accompagnato su un lato dai vigneti della Val Chiavenna e sull’altro da una parete calanchiva lunga centinaia di metri.
C
MONTE GIOGO – MONTE PADOVA – MONTE FALCONE (stazioni 7 e 8)
C’è un sentiero unico che parte da Castell’Arquato e unisce i Monti Falcone e Padova per arrivare poi al Monte Giogo, che è la cima più alta di Lugagnano (437 m). Il percorso è semplice e suggestivo; dura circa 5 ore, ma è possibile renderlo più breve partendo da altri punti.
Sul tragitto si possono scorgere diverse grotte, più o meno naturali e non più accessibili, utilizzate in passato come cave per i materiali di costruzione o come rifugio dai partigiani. Le grotte hanno sempre stuzzicato la fantasia popolare e attorno ad esse sono nate diverse leggende: ancora oggi, ad esempio, quando nasce un bambino a Lugagnano se ne attribuisce il merito alla “grotta dei bambini” in cima al Monte Giogo, anziché alla cicogna...
Un altro sentiero - A21 Anello del Monte Giogo, 6 km per 2 circa di cammino - parte da Lugagnano segnalato da un cartellone informativo, percorre il sentiero di Rio Martino, arriva alla sella tra il Monte Padova (stazione n. 8) e il Monte Giogo (stazione n. 7), sale sul Giogo e scende di nuovo a Lugagnano.
D
RIO CARBONARO (stazioni 3 e 4)
Partendo dall’area attrezzata di Badagnano (Val Chero), si cammina alla volta del luogo dove nel 1986 è stato ritrovato il cranio di una balenottera. Oggi fa bella mostra di sé al Museo geologico di Castell’Arquato: ti sorprenderà quanto piccolo fosse il suo cervello!
Accompagna questo tratto di passeggiata un’imponente parete conchilifera dove ben si notano gli strati grigio-azzurri di argilla marnosa sovrastati dagli strati sabbiosi giallo-ocra, a ricordare che un tempo, a causa del ritiro del mare, i fondali più profondi divennero spiagge.
Durante la salita si attraversa una folta vegetazione popolata da equiseti, con il loro aspetto quasi primordiale: al termine, si arriva alla Torre di Montezago, con vista sulla Val Chero.
Seguendo le indicazioni sulla sinistra si arriva alla Voragine detta “Buca della balena" dove, tra il 1815 e il 1816, Giuseppe Cortesi ritrovò i resti di una balenottera intera (oggi purtroppo perduta), altri cetacei e parti di mammiferi del Pleistocene.
L’itinerario dura circa 4 ore e nella parte centrale può risultare impegnativo, per le salite e le discese. Attenzione: le piogge possono renderlo fangoso.
E
CASTELL’ARQUATO (LUNGO ARDA – stazione 6)
Vicinissimo al centro di Castell’Arquato, facilmente accessibile anche per i bambini, che qui trovano un percorso vita, il sentiero ha inizio dall'area attrezzata a valle del ponte di Castell'Arquato sull'Arda, a cui si accede da Via Frati.
Si percorre la carrareccia parallela alla sponda destra dell’Arda e da qui si vedono gli strati fossiliferi emersi grazie all'erosione fluviale. Scendendo nell’alveo del fiume vedrai tanti fossili: sarà una divertente caccia al tesoro scovarli, ma ricorda che è vietato portarli a casa!
Il tempo totale di percorrenza, tra andata e ritorno, è di circa 2,5 h.
