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    Bruco di falena Sfinge testa di morto

    Hisilicon Balong


    Prosegue l’esplorazione con Renato Carini, esperto del Servizio Conservazione dei Parchi del Ducato, per conoscere le specie selvatiche che popolano il Parco Regionale Stirone e Piacenziano.

    Per leggere la prima parte, clicca qui.

    Cinciallegra
    Cinciallegra – Foto A. Scurria

    Indice dei contenuti

    • Oltre il bosco, nelle zone agricole e incolte
    • Zone umide, un rifugio per la biodiversità
    • Consigli per l’osservazione della fauna selvatica

    Oltre il bosco, nelle zone agricole e incolte

    Gli uccelli

    Allontandoci dai corsi d’acqua Stirone e Arda, superate le zone boscose, si incontrano aree agricole e zone incolte dove vivono uccelli come l’averla piccola, il succiacapre, specie di interesse comunitario. E ancora l’ortolano, specie sempre più rara a causa dell’intensificazione agricola e dell’uso di pesticidi.
    Da diversi anni è sempre più comune avvistare l’airone guardabuoi mentre si nutre nei campi coltivati. Questa specie, originaria dell’Africa, ha progressivamente ampliato il proprio areale, trovando in Italia e in altre parti d’Europa condizioni ideali per stabilirsi e prosperare. Vederlo passeggiare tra i solchi della terra in cerca di insetti è ormai una scena familiare e suggestiva nelle campagne di queste zone.

    Tra le specie che hanno trovato casa nel Parco dello Stirone e Piacenziano, spicca la Ghiandaia marina, un uccello dal piumaggio straordinariamente colorato. La sua presenza è una novità recente, segno di un progressivo ampliamento dell’areale, probabilmente legato ai cambiamenti climatici. Originaria delle zone più calde dell’Italia centro-meridionale, questa specie sta gradualmente colonizzando anche la Pianura Padana, regalando avvistamenti sempre più frequenti. Si può osservare tra maggio e agosto, nelle aree coltivate, posata sui fili della luce o sulle cime degli alberi, da dove scruta il terreno in cerca di prede.

    I rapaci

    Un altro abitante molto comune delle zone agricole è il gheppio, un piccolo rapace noto per il caratteristico volo “a spirito santo” che gli permette di restare fermo nell’aria mentre individua la sua preda. Si nutre principalmente di topolini e piccoli rettili, svolgendo un ruolo fondamentale nell’equilibrio dell’ecosistema agricolo.

    Parlando invece di rapaci di grandi dimensioni, troviamo qui l’albanella minore che nidifica in prati e campi incolti.

    Le farfalle

    Le farfalle soffrono particolarmente la perdita di habitat: le monocolture riducono la presenza di piante utili agli insetti impollinatori, minacciando così la sopravvivenza di molti lepidotteri. Nel Parco ci sono zone piantumate specificatamente con essenze utili ad attirare le farfalle per l’impollinazione.

    Succiacapre
    Succiacapre – Foto R. Carini
    Ghiandaia Marina
    Ghiandaia marina – Foto G. Gerra
    Bruco di falena Sfinge testa di morto
    Bruco di falena Sfinge testa di morto – Foto R. Carini

    Zone umide, un rifugio per la biodiversità

    Le zone agricole del Parco Regionale Stirone e Piacenziano ospitano diversi bacini per l’irrigazione e laghetti, alcuni di origine artificiale e altri rinaturalizzati nel tempo. Questi ambienti di acqua ferma si sono trasformati in veri e propri ecosistemi, creando condizioni favorevoli alla sopravvivenza di molte specie, spesso rare o poco comuni.

    Gli anfibi

    Tra le formazioni vegetali più caratteristiche di queste aree troviamo macchie di canneto, che forniscono rifugio e possibilità di nidificazione a numerosi animali. Gli anfibi, ad esempio, trovano qui un habitat ideale: specie come la rana verde, il tritone e il rospo smeraldino, un tempo difficili da osservare, sono ora presenti grazie alla presenza di specchi d’acqua adatti alla loro riproduzione.

    Gli uccelli

    Anche molte specie di uccelli legati agli ambienti umidi frequentano questi bacini. Ci sono il tarabusino, un piccolo airone schivo e mimetico, e la cannaiola, un passeriforme che nidifica tra le canne, sfruttando la vegetazione palustre per proteggere i propri nidi e alimentarsi.

    Queste zone umide, seppur di origine parzialmente artificiale, rappresentano oggi un’importante oasi di biodiversità e contribuiscono alla conservazione di animali che altrove faticano a trovare habitat idonei.

    Rana verde
    Rana verde – Foto R. Carini
    Cannaiola
    Cannaiola – Archivio Parchi del Ducato

    Consigli per l’osservazione della fauna selvatica


    Non è superfluo ricordare che per osservare gli animali nel loro habitat naturale è fondamentale adottare un approccio rispettoso, silenzioso e discreto.
    Muoversi con lentezza, evitare rumori improvvisi e utilizzare gli elementi naturali come riparo aiuterà a non farsi notare. È consigliabile portare con sé un binocolo e restare in ascolto: gli animali selvatici possiedono sensi molto più sviluppati dei nostri e percepiscono immediatamente la presenza di un potenziale pericolo.

    Dove osservare la fauna nel Parco?

    • Zone umide: laghetti e bacini d’acqua sono perfetti per scorgere uccelli acquatici, anfibi e piccoli mammiferi, sempre mantenendo le distanze per non disturbarli.
    • Torrente Stirone: nella parte centrale del corso d’acqua, le pareti verticali ospitano colonie di gruccioni, che si possono vedere mentre scavano i loro nidi nella sabbia.
    • Monte Giogo: zona ideale per osservare rapaci in volo, che sfruttano le correnti ascensionali per planare sopra le colline.
    • Chiome di siepi e alberi: qui è possibile individuare piccoli uccelli impegnati a disegnare il proprio territorio cantando.
    • Zone aperte con rocce e sassi: perfette per osservare rettili, che spesso si espongono al sole per termoregolarsi.

    Nello svolgimento del proprio lavoro Renato Carini avrà visto molti animali selvatici; gli chiediamo allora quale sia stato l’avvistamento che ricorda con più trasporto.
    “Ogni avvistamento è un’esperienza unica. Un paio di anni fa ho visto un biancone (l’aquila dei serpenti, ndr), è stato bellissimo. È un animale di grandi dimensioni, imponente, raro e affascinante. È stato un momento davvero emozionante.

    E poi i gamberi di fiume autoctoni, mi emoziono ogni volta che ne vedo uno perché sono sempre più rari e con poche armi per far fronte ai danni ambientali causati dall’uomo. Difenderli è un dovere morale.”

    Sponde del fiume Stirone
    Le sponde del fiume Stirone

    Cammina nel Parco: un viaggio tra natura e storia

    Percorrere i sentieri del Parco Regionale Stirone e Piacenziano significa vivere un’esperienza autentica tra natura, storia e geologia.

    Nell’area Stirone, i sentieri seguono il corso del torrente, regalando scorci spettacolari lungo le gole scavate dall’erosione. Qui, la forza dell’acqua ha modellato il paesaggio nel tempo, creando scenari in continua evoluzione.

    Nell’area Piacenziano, gli itinerari si snodano alla scoperta delle zone (stazioni) di cui si compone questa area protetta: ogni cammino è un viaggio tra le ere geologiche, un’occasione unica per osservare da vicino le tracce lasciate da un antico mare che un tempo ricopriva queste terre.

    E il Parco continua a crescere! Sono in fase di progettazione nuovi percorsi per offrire agli amanti della natura più possibilità di esplorazione. Una novità importante riguarda il tracciato sul Monte La Ciocca, in fase di ultimazione. Per rendere più sicuro il percorso nelle zone più ripide, verranno installate transenne e mancorrenti in fune, facilitando la percorrenza dei tratti più impegnativi.

    I sentieri sono oggetto di manutenzione costante ma occorre fare attenzione alla stagionalità, che incide notevolmente sulle loro condizioni: durante i periodi più umidi, il terreno può risultare molto scivoloso. Per questo motivo, chi percorre i sentieri del Parco dovrebbe sempre essere ben attrezzato, con calzature adeguate e bastoncini per affrontare i tratti più esposti.

    Per aiutare i visitatori a orientarsi meglio all’interno del Parco, è in arrivo una nuova cartografia cartacea: puoi trovarla presso lo IAT di Castell’Arquato.

    Gruccione – foto A. Arnanno

    Un Centro Visite da scoprire: il MuMab

    Il MuMab – Museo Mare Antico e Biodiversità non è solo un museo, ma una porta d’accesso a un passato lontanissimo, quando queste terre erano sommerse dalle acque di un antico mare. Sede dell’Ente Parchi del Ducato, è il luogo ideale per chi desidera immergersi nella storia naturale del territorio.

    A San Nicomede, in località Millepioppi, il MuMab offre un’esperienza coinvolgente che va oltre la semplice visita: qui, le sale espositive dialogano con la natura, combinando percorsi interattivi, spazi all’aperto e attività educative pensate per grandi e piccoli. Un viaggio affascinante che conduce il visitatore attraverso milioni di anni, alla scoperta di fossili, ecosistemi unici e biodiversità sorprendenti, con l’obiettivo di far comprendere l’importanza della tutela ambientale e del nostro legame con la natura.

    Tra le attrazioni principali del centro visite:

    • un’area espositiva dedicata ai fossili, che racconta l’antico passato marino della regione
    • uno stagno e nidi artificiali, pensati per favorire la biodiversità locale
    • percorsi outdoor e proposte didattiche per adulti e bambini, rendendo il museo un’ottima meta per le famiglie.

    Prenota la tua visita guidata per scoprire tutte le meraviglie naturali e geologiche del Parco!

    Interno del Museo MuMab
    L’interno del Centro Visite – Archivio MuMab


    Ringraziamo di cuore Renato Carini, Mauro Allegri, Fiorella Zoli e l’Ente Parchi del Ducato per le informazioni, le immagini e la disponibilità.


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    I contenuti informativi presenti in queste pagine non forniscono indicazioni sull'accessibilità dei luoghi descritti in condizioni di sicurezza. Consigliamo di contattare gli uffici turistici per avere informazioni aggiornate in tempo reale prima di mettersi in viaggio.

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