Nonostante la piccola produzione, è un vino ricercato e riconosciuto a livello nazionale. La sua ricchezza aromatica, la sua struttura complessa ne fanno un prodotto molto amato da chi cerca nel vino un’esperienza coinvolgente.
E tutto questo anche senza conoscerne la storia e le persone che tenacemente la portano avanti!
Da uve passite si produce il Vin Santo di Vigoleno. Il colore va dal dorato all’ambrato, a seconda dell’invecchiamento. Sempre a seconda degli anni, al naso può essere delicato o intenso; in bocca è piacevolmente dolce, armonico, corposo, vellutato e molto persistente.
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Si differenzia dagli altri vini passiti per la struttura, l’ossidazione, la botritizzazione, l’invecchiamento e la storicità. Ma la vera differenza tra il Vin Santo di Vigoleno e altri vini passiti la fa il territorio, nella sua accezione più ampia.
La fa la terra, argillosa e minerale, un tempo fondale marino e oggi protetta dal Parco Regionale dello Stirone e del Piacenziano; la fa il clima, nello specifico il microclima della Valle dello Stirone, fondamentale non solo nel periodo di invaiatura e maturazione in vigna ma anche, con egual peso, nel periodo dell’appassimento.
La fanno ovviamente le uve, Santa Maria e Melara, antiche e autoctone, coltivate solo nel territorio del castello di Vigoleno; sono uve a bacca bianca e non aromatiche, con caratteristiche particolarissime tanto da essere sotto studio da parte dell’Università Cattolica di Piacenza.
Quando diciamo territorio in senso ampio comprendiamo la sua storia: il Vin Santo di Vigoleno è arrivato fino a noi accompagnando la storia del castello, dal tempo degli etruschi-romani al quale si fa risalire con qualche arrotondamento la coltivazione delle due uve, passando per gli archivi degli Scotti del XV secolo, con gli atti di compravendita dei vigneti di Santa Maria del XVII secolo, fino agli atti parrocchiali del XX secolo.
Per saperne di più sulla storia del Vin Santo di Vigoleno, ne abbiamo scritto qui.
Ultime ma non per importanza, le persone: il Vin Santo di Vigoleno è frutto di una tradizione che si tramanda di viticoltore in viticoltore davvero da secoli.
Verso gli anni ‘80 il Vin Santo di Vigoleno stava perdendo la sua unicità, tra storpiature e pratiche non proprio vicine alla tradizione, un po’ colpa del mercato, o forse semplicemente del tempo che passa, chissà. Con un gruppo di produttori, sette per l’esattezza, decidiamo di mettere per iscritto la vera essenza del Vin Santo di Vigoleno, in modo da poterla proteggere da un mondo in accelerazione: il Vin Santo di Vigoleno ha bisogno di tempo, questo è certo.
L’Associazione nasce nel 2009 con il preciso intento di dare tempo al Vin Santo, con la stesura di un disciplinare rigoroso sottoscritto dal Consorzio PiaceDoc e l’attribuzione della DOC Colli Piacentini, una delle più piccole d’Italia per estensione geografica.
Tutela in primis e valorizzazione a seguire: un’associazione creata e fortemente voluta dai produttori stessi, che condividono la magica esperienza del lavoro e dell’attesa.
Il Vin Santo di Vigoleno viene prodotto dal tempo: quello atmosferico, certo, ma soprattutto quello dell’orologio.
Le uve vengono raccolte manualmente, appena prima dell’inizio della vendemmia effettiva: solo i grappoli migliori, quelli perfetti, e non è un modo di dire! Ogni piccola tumefazione, strappo o foro comprometterà l’appassimento e la botritizzazione una volta stesi su graticcio. Per questo la raccolta avviene pochi grappoli volta, la cassetta si riempie solo per metà con strati di foglie ad attutire ogni colpo e sfregamento.
L’appassimento avviene in ambienti molto semplici: per monitorare e modificare umidità e temperatura si utilizza il vecchio metodo della finestra, aperta o chiusa a seconda della necessità. Nei quattro mesi dell’appassimento, a seconda del meteo in vigna e delle condizioni dell’autunno, si sviluppa più o meno la Botrytis Cinerea, la muffa nobile particolarissima dell’uva Santa Maria che regala sentori sempre nuovi e diversi di anno in anno.
La pressatura avviene nella settimana che precede il Natale con torchi idraulici di vecchia data: forse non tutti sanno che il nome Vin Santo deriva proprio dal periodo in cui si svolge l’attività, la settimana santa prenatalizia!
Seguono le rimonte, operazioni manuali semplici quanto lunghe, che consistono nel reimmergere le vinacce nel mosto appena torchiato; si rimescolano per un paio di minuti e si lasciano a riposare per un giorno e una notte, per torchiarle nuovamente. In questo modo viene estratto tutto l’estraibile dalle bucce. L’operazione può ripetersi per più volte. Quando sembra abbastanza, il torchiato viene lasciato in un tino aperto, coperto solo da un panno di lino: aspettiamo la flor.
Questo nome esotico indica lo strato di lievito che si forma sulla superficie del vino durante la fermentazione. Dopo la sua formazione, che può impiegare anche settimane, aspettiamo la “rottura del cappello”, cioè che nella flor si formino delle crepe: è questo il momento di mettere in botte.
Le botti sono vasselli per lo più di rovere, ma anche in castagno o noce. Sono botti antichissime, alcune centenarie. Una volta in botte il vino non verrà più toccato, se non per un travaso (facoltativo) nella notte di San Giovanni, il 24 giugno. Il giorno invece è d’obbligo! Chi decide di travasare lo deve fare nella notte più propizia dell’anno.
In botte il vino rimane per almeno 5 anni da disciplinare, ma se allo scadere il Vin Santo non è pronto si lascia riposare finché non lo sarà. Chi lo decide? Il produttore, sulla base dell’esperienza, diretta o tramandata.
Nella maniera più assoluta. Per iniziare, l’unico ingrediente che si può trovare in bottiglia è l’uva.
Affinché questo sia possibile, in vigna è necessario un atteggiamento rispettoso: trattamenti aggressivi indebolirebbero l’acino con i suoi lieviti, gli zuccheri e i tannini, e comprometterebbero la presenza della larva di Botrytis. Al Vin Santo di Vigoleno serve un’uva sana, forte e se possibile botritizzata.
In cantina non solo non aggiungiamo nulla, come già detto, ma non utilizziamo nemmeno prodotti per la pulizia delle botti: si lavano con vino bianco. Potrà sembrare un po’ esasperato il concetto ma l’unico impatto ambientale è l’uso di energia elettrica per la torchiatura e la spedizione per la vendita!
L’enoteca è attiva e gestita da noi viticoltori. Va da sé che non sempre riusciamo a tenerla aperta per i lavori, specialmente quelli in campagna: durante la vendemmia non assicuriamo di riuscire!
In linea di massima il sabato e la domenica dalle 10:30 alle 12:30 e dalle 14:30 alle 18:00 ci siamo. Siamo comunque sempre reperibili e disponibili per degustazioni o visite alle cantine chiamando il 320 893 6104, numero dell’Associazione.
In enoteca è possibile degustare i diversi vin santi – molto diversi tra loro – acquistarli e acquistare anche gli altri vini del territorio che le cantine aderenti producono.
In collaborazione con la Pro Loco di Vigoleno, l’Associazione partecipa a una serie di eventi per la valorizzazione del vino e del borgo.
Vinoleno ha la formula del festival, con i banchi d’assaggio ed eventi collaterali come degustazioni guidate nel borgo e incontri a tema. L’edizione estiva, nel mese di maggio, si svolge all’aperto per le vie del borgo e i giardini del castello; ha come tema il Vin Santo di Vigoleno e gli altri vini dei Colli Piacentini. L’edizione invernale, nel mese di novembre, si tiene all’interno delle scuderie del castello, sale private della residenza oggi hotel ristorante, e raccontano del Vin Santo di Vigoleno e di altri vini passiti.
Vin Santo Rock: cinque serate per cinque mercoledì tra maggio e agosto nel piazzale esterno dell’enoteca, dopo cena ma con musica, qualche stuzzichino molto piacentino come piace a noi e naturalmente buon vino di Vigoleno.
Consulta il calendario degli eventi per conoscere date e programmi!
Per i palati più classici, una piacentinissima sbrisolona, la torta con farina di mais e farina di mandorle.
Per quelli più voluttuosi, un cioccolato fondente, magari un Venezuela al 70%, come consiglia la cioccolateria Bardini di Piacenza; con loro abbiamo ideato le “Gocce di Vigoleno”, acini d’uva passita imbevuti di Vin Santo di Vigoleno e ricoperte di cioccolato fondente, una delizia da assaporare con lentezza (in vendita a Vinoleno e all’enoteca).
I palati più arditi apprezzeranno invece l’abbinamento con un formaggio erborinato, magari di capra.
Ma il Vin Santo di Vigoleno è soprattutto un vino da meditazione, da bere solo, a bocca pulita: riflessioni esistenziali e chiacchiere tra amici sono di gran lunga i miei abbinamenti preferiti.
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