Sentir parlare in inglese a Rabbini di Morfasso non è raro, per via di quel movimento migratorio che portò molti abitanti della zona a trasferirsi in Gran Bretagna, ma sentirlo per la presenza di ragazzi di ogni parte del mondo, questo lascia a bocca aperta.
Da alcuni anni infatti l’ostello di Rabbini è diventato un punto di riferimento a livello internazionale per i giovani. Come è possibile? Lo chiediamo a Ture Magro e Sara Curioni, rispettivamente direttore artistico e project manager di Sciara Progetti Teatro.
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Innanzitutto, due parole per spiegare cosa sia Sciara Progetti Teatro. È una compagnia teatrale e dal 2021 un ente di formazione accreditato sui temi della creatività.
Si occupa di produzioni teatrali rivolte principalmente alle nuove generazioni, di rassegne e festival, di laboratori e didattica. Coordina progetti di mobilità giovanile e di formazione all’interno dei programmi Erasmus Plus ed Europa Creativa. Si occupa di tantissimi temi differenti, tra cui bullismo, parità di genere, educazione sentimentale, legalità, ambiente, cittadinanza attiva e molto altro.
Sciara significa terra che arde dopo un’eruzione vulcanica e rivela le origini etnee dei suoi fondatori. Dopo molte esperienze condivise e una lunga tournée in Sudamerica, decidono che la terra brucia mescolando in maniera potente teatro e psicologia per un pubblico di giovani e si solidifica proprio in Val d’Arda. Così dal 2009 Sciara ha sede qui – in tutta la Val d’Arda, e non per modo di dire!
“Abbiamo gli uffici a Fiorenzuola, il bus a Lugagnano, l’ostello a Morfasso, possiamo dire di essere cittadini di tutta la valle! Per noi è una sola città, in mezzo al verde e un po’ in salita.”
Questa definizione ci piace! Quando si dice portare uno sguardo dall’esterno…
“Quest’anno il tema del festival è il cammino. Lo abbiamo scelto anche in relazione alla presentazione della via dei monasteri regi, che abbiamo contribuito a far nascere. Il festival stesso è concepito come un cammino all’interno dei vari generi teatrali, inserendo anche alcuni elementi di “scomodità”, per noi principalmente. D’altra parte, se ci si mette troppo comodi, ci si addormenta… Ad esempio, la battaglia dei cuscini, pensata per un pubblico molto giovane, è stata un po’ una sfida. È una scelta precisa: il teatro è un luogo dove riflettere, ridere, pensare, dove incontrare altre persone, qualcosa che andrebbe riscoperto, soprattutto in questo momento.”
Per conoscere tutti gli appuntamenti, consulta il calendario.
Con teatro non pensiamo solo al luogo che ne porta il nome: gli spettacoli e i festival di Sciara si svolgono spesso altrove, nelle piazze, nelle scuole, perfino su un autobus.
Così si chiama l’autobus di Sciara Progetti Teatro, in evidente omaggio a Magritte. Giocando sull’incongruenza tra reale e rappresentazione, questo autobus, che pure ha forma di autobus, è un contenitore di molte esperienze diverse: luogo di incontro, teatro itinerante, fucina di idee, grande famiglia.
“Immagina una frazione nella quale vive un solo bambino, come ce ne sono dalle nostre parti. Immagina di portare per una settimana un teatro nella piazza di questa frazione. Forse sembra cosa da poco, ma significa far esistere qualcosa che non c’era. Ogni volta che il bimbo tornerà lì, saprà che il teatro, proprio lì, può esserci. Significa cambiare la percezione delle persone rispetto al luogo, per un attimo, ripetibile. Significa che la nostra presenza può cambiare il racconto di quel luogo. Chi l’ha detto che debba essere sempre come ci è stato raccontato?”
Il racconto di queste zone è talvolta quello di una montagna che si spopola, di un esodo verso le città. Sicuramente l’esperienza di chi al contrario la sceglie come casa, è uno sprone a resistere anche per gli abitanti stessi.
“Questo è vero, però vorremmo trovare un altro termine, perché resistere evoca una condizione faticosa. Noi invece facciamo quello che abbiamo scelto: non resistiamo, diremmo piuttosto che esistiamo. Anche nel mondo del teatro questa è una narrazione frequente, si parla spesso di sopravvivenza, ma noi dobbiamo creare una realtà che esista, che possa essere un esempio.
Provare a esserci, sia chiaro, non è niente di naïf: significa progetti, budget, fogli excel, è qualcosa di matematico, di molto concreto.”
Sciara lavora con i giovani per portare innovazione. Utilizza il teatro come metodologia di lavoro: a seconda del progetto si applica a tematiche diverse, a volte anche difficili. Il teatro è uno strumento potente per creare attività inclusive, anche a distanza.
“Il teatro è senza dubbio un linguaggio che facilita la comprensione di temi complicati, che difficili da esprimere a parole. È un momento di condivisione, può farti entrare in connessione con te stesso, ti dice che non c’è solo il tuo volto in uno schermo. Può aiutare a capire che magari vai bene come sei, che puoi essere te stesso, che non esiste un canone. La convivialità sembra piccola cosa ma è potentissima?”
E poi c’è l’ostello di cui si parlava all’inizio. Ogni anno Sciara ospita moltissimi ragazzi stranieri: per molti di loro, giovanissimi, questo è anche il primo contatto con l’Italia.
“La settimana scorsa un ragazzo spagnolo ha postato sui social una foto del campo con la chiesa e ha ricevuto un messaggio da una ragazza estone che non conosceva e che diceva “Ma questo è Morfasso!” Era stata qui l’anno scorso. A questi ragazzi Morfasso entra davvero nel cuore, per loro l’esperienza qui è importante, formativa, irripetibile.”
“Un grosso progetto a cui stiamo lavorando in questo periodo si chiama 100+1 workshop. Si tratta di formazione per le imprese creative culturali: ad oggi abbiamo ricevuto 8.000 iscrizioni. Abbiamo creato una piattaforma con 300 ore di corsi gratuiti, con docenti di altissimo livello, collaborando con enti come la Normale di Pisa e il Politecnico di Milano. La lista dei temi è molto lunga, si va dalle tecnologie per le imprese 4.0, alla IOT, all’arte digitale dal vivo, al prossimity marketing, alle installazioni sonore immersive.
Vi hanno accesso tutte le imprese creative, gli enti territoriali, le proloco, ma anche laureandi che vogliono creare un proprio percorso personale nel terzo settore.
Questa è solo una parte del progetto. L’altra è costituita da tavoli di lavoro nei quali si incontrano imprese ed enti del territorio. Il format consiste nel riunire i partecipanti attorno a un progetto portato da loro: in due giorni dobbiamo analizzare l’idea, capire se funziona, trovare il bando giusto a cui poter partecipare e creare un bilancio di sostenibilità.”
Sciara è una realtà unica in provincia di Piacenza. La domanda che tutti si fanno è: come mai proprio qui?
“La prima volta che abbiamo messo piede in Val d’Arda è stato per vedere di persona un’esperienza simile a quella che stiamo vivendo noi ora (ora conclusa). Siamo giunti a Fiorenzuola in inverno, con la nebbia: così forse sembra strano a dirlo, ma ci siamo subito affezionati a questi luoghi. Abbiamo preso in affitto una casa e vissuto a Tiramani fino al 2008. In quell’anno, durante una tournée di 6 mesi in Sudamerica, abbiamo fondato Sciara Progetti. Al ritorno, dovendo scegliere una base per gli uffici, ci siamo trasferiti a Fiorenzuola: grazie a un bando comunale, i nostri uffici sono diventati quelli del Teatro Verdi, con il quale abbiamo cominciato a coprodurre spettacoli. È iniziato per noi un periodo incredibile: per 12 anni siamo andati in tournée con 100/150 spettacoli all’anno, abbiamo incontrato migliaia di ragazzi. Nel mentre, i bandi Erasmus Plus ci hanno permesso di creare progetti all’ex scuola di Baselica, all’ex macello di Fiorenzuola, nella frazione di Bergonzi, nel portico di una cascina allestito come un teatro. Abbiamo ospitato gruppi da tutto il mondo: all’inizio si trattava di progetti piccoli, poi sempre più complessi. Oggi ne gestiamo 12 contemporaneamente.
Durante la pandemia ci è venuto il desiderio di trovare una casa in alto. Col passaparola siamo arrivati a Morfasso: grazie a un bando, è nata qui l’esperienza dell’ostello.
Siamo partiti in 2, in Cile eravamo in 6, oggi siamo in 36. Sciara è una realtà strutturata: all’interno ci sono delle unità operative con compiti ben specifici, chi segue i progetti europei, chi il festival, chi i corsi di formazione.”
Uno sguardo esterno è senza dubbio un grande valore aggiunto per la valle. Ma quale valore aggiunto porta a Sciara l’Alta Val d’Arda?
“Qui ci hanno portato il caso e la vita, ma è stata anche una volontà precisa quella di decentrarsi rispetto alla città, non per scappare o allontanarsi dal mondo, ma come scelta funzionale e pratica, per prendere respiro e accorciare i tempi. Banalmente, se io vivo qui e ho un’ottima connessione internet, risparmio moltissimo tempo.”
Dice Ture: “L’estate scorsa ero a Rabbini a lavorare, mia figlia frequentava il centro estivo: ogni giorno passava Angelo, l’autista, col pullmino per portarla a Morfasso. Sembra una cosa di poco conto ma è importante.
Non è facile vivere qui, ovviamente, perché tutto il nostro Appennino sta vivendo una situazione di dissesto idrogeologico. Un altro problema è dato dai trasporti: quando dobbiamo portare i ragazzi in quota è una difficoltà. Ci sono delle complicazioni ma penso che anche in città ce ne siano, che anche lì la mobilità sia un problema.
Io vivo a Fiorenzuola: tutto lì si svolge a brevi distanze, hai più tempo per lavorare, la comunità è presente e si stringe attorno al Festival. Serve tempo per creare cose importanti: qui c’è il tempo.”
Chiediamo allora cosa porterebbero con sé, cosa metterebbero in valigia se dovessero partire domani.
Ture: “Io porterei l’accoglienza del luogo, perché effettivamente c’è stata tanta accoglienza, a volte timida, ma anche veloce.”
Sara: “Lavorando e viaggiando tanto per lavoro, so quali difficoltà si incontrino nel parlare altre lingue. Qui i ragazzi arrivano e trovano un paese in montagna, piuttosto isolato, eppure vanno al ristorante e tutti parlano inglese, incontrano persone per strada e possono interagire con loro…
Sembra un luogo creato apposta per ospitare questa esperienza. Penso che sia un aspetto non replicabile altrove, questo porterei con me.”
Sciara Progetti fa parte dell’associazione Via dei Monasteri Regi.
“Quello che ci riconoscono le persone che abbiamo incontrato qui, ma anche le amministrazioni, è quello di aver creato un confronto tra vari soggetti. Pensiamo che la valle meriti uno sguardo collettivo e qui abbiamo visto la partecipazione di molti. Ci è sembrato interessante questo desiderio di mettersi insieme, volevamo esserci. Effettivamente ne è nato un bel gruppo, che vuole superare l’idea di piccolo territorio, che vuole pensarsi come valle.
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